In una piccola libreria
di un centro commerciale
cercando un regalo
è tornato il vecchio vizio
di strappare con i denti le cuticole intorno alle unghie.
Ho preso l'antologia della poesia ungherese,
mentre il sangue cominciava ad uscirmi dal pollice destro.
Non aspettavo una tal pioggia,
ma sulla foto di Sandor Weöres
ho lasciato una grossa macchia rossa.
Spaventato/a, ho rimesso a posto il libro,
ne ho preso un altro. 'Il grido invernale del falco'
di Mikhail Lotman. Sul testo di Brodsky
ho lasciato una pozzanghera di gratitudine.
Avevo già a casa alcuni libri:
Bourdieu e Geertz,
Huizinga e Sartre.
Ma volevo lasciare a tutti un souvenir.
Nero, bianco e rosso. Rosso, bianco e nero.
Come una bandiera di qualche stato dell'Asia.
Poi ho pensato: perché non marcare anche i romanzi rosa?
Avevo tanto sangue e non sono avara.
Facce ispirate e sanguigne.
Ad un certo punto la commessa ha iniziato a tossire.
Mi sono ricordata/o del regalo
e sono uscita/o,
non chiedendo compenso per il sangue.
Poco sangue versato per la cultura.
Magari però ne avrei versato di più,
se me l'avessero chiesto.
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