Tuesday, September 17, 2013

America, America Comments

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God save America
My home sweet home!
The French general who raised his tricolour
over Nagrat al-Salman where I was a prisoner thirty years ago . . .
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Fabrizio Frosini 10 October 2015

Here is the Italian version of Saadi Youssef's poem: ''America, America'' Dio salvi l’America La mia casa dolce casa! Il generale francese che sollevò il suo tricolore su Nugrat al-Salman dove fui prigioniero trent’anni fa… nel mezzo di quella svolta a U che spezzò la schiena dell’esercito iracheno, il generale che amava i vini di St Emilion definiva Nagrat al-Salman un forte… Sulla faccia della terra, i generali conoscono solo due dimensioni: tutto ciò che si erge è un forte tutto ciò che si estende è un campo di battaglia. Com’era ignorante il generale! Ma Liberation era più versato in topografia. Il ragazzo iracheno che ne conquistò la prima pagina sedeva carbonizzato dietro al volante sull’autostrada Kuwait-Safwan mentre le telecamere (il bottino della sconfitta e loro identità) erano al sicuro nel camion come in una vetrina su rue Rivoli. La bomba a neutroni è altamente intelligente, riesce a distinguere fra un “Io” e una “Identità”. Dio salvi l’America La mia casa dolce casa! (Blues) Quanto devo camminare per arrivare a Sacramento Quanto camminerò per arrivare a casa Quanto camminerò per raggiungere la mia ragazza Quanto devo camminare per arrivare a Sacramento Per due giorni, nessuna barca è salpata da questo torrente due giorni, due giorni, due giorni Tesoro, come posso andare? Conosco questo torrente Ma, O ma, O ma, per due giorni La L La La L La La L La La L La Uno straniero si spaventa Non avere paura caro cavallo Non avere paura delle volpi nella foresta Non avere paura perché la terra è la mia terra La L La La L La La L La La L La Uno straniero si spaventa Dio salvi l’America Mia casa dolce casa! Anche a me piacciono i jeans e il jazz e Treasure Island e il pappagallo di Long John Silver e le terrazze di New Orleans Amo Mark Twain e i battelli a vapore sul Mississippi e i cani di Abraham Lincoln Amo i campi di grano e di granturco e l’odore del tabacco della Virginia. Ma non sono americano. Tanto basta perché il pilota del Phantom mi riporti all’Età della Pietra! Non ho bisogno del petrolio, né della stessa America, né dell’elefante, né dell’asino. Lasciami pilota, lasciami la mia casa con il tetto di foglie di palma e il suo ponte di legno. Non ho bisogno del tuo Golden Gate né dei tuoi grattacieli. Ho bisogno del villaggio non di New York. Perché sei venuto da me dal tuo deserto del Nevada, soldato armato fino ai denti? Perché hai percorso tutta la strada fino alla lontana Basra dove i pesci nuotavano fino alla porta di casa. Non alleviamo maiali qui. Ho solo questi bufali che masticano pigramente gigli d’acqua. Lasciami solo soldato. Lasciami alla mia capanna di giunco e alla mia canna da pesca. Lasciami i miei uccelli migratori e le piume verdi. Prenditi i tuoi rombanti uccelli d’acciaio e i tuoi missili Tomahawk. Non sono tuo nemico. Sono quello che affonda fino alle ginocchia nelle risaie. Lasciami alla mia sventura. Non ho bisogno del tuo giorno del giudizio. Dio salvi l’America Mia casa dolce casa! America scambiamo i tuoi doni. Prenditi le tue sigarette di contrabbando e dacci patate Prenditi le pistole dorate di James Bond e dacci le risatine di Marylin Monroe. Prenditi la siringa di eroina sotto l’albero e dacci vaccini. Prenditi i tuoi progetti di penitenziari modello e dacci case e villaggi. Prenditi i libri dei tuoi missionari e dacci carta per poesie che ti diffamino. Prenditi quello che non hai e dacci quello che abbiamo. Prenditi le strisce della tua bandiera e dacci le stelle. Prenditi la barba del Mujahidin afgano e dacci la barba di Walt Whitman piena di farfalle. Prenditi Saddam Hussein e dacci Abraham Lincoln o non darci nessuno. Guardo dall’altra parte del balcone dall’altra parte del cielo estivo, la Damasco estiva d’estate gira, stordita fra le antenne televisive poi affonda, profondamente, nelle storie di forti e torri e gli arabeschi di avorio e affonda, profondamente, dal Rukn al-Din poi scompare dal balcone. Ed ora ricordo gli alberi: la palma da dattero della nostra moschea a Basra, all’estremità di Basra il becco dell’uccello e un segreto di bimbo una festa d’estate. Ricordo una palma da dattero. La tocco. Divento lei, quando cade annerita senza foglie quando una diga cadde abbattuta dal lampo. E ricordo l’imponente gelso quando rintronò, massacrato da una scure riempire il torrente di foglie e uccelli e angeli e sangue verde. Ricordo quando i fiori del melograno coprivano i marciapiedi, gli studenti guidavano la sfilata degli operai… Gli alberi muoiono colpiti storditi, non in piedi gli alberi muoiono. Dio salvi l’America Mia casa dolce casa! Non siamo ostaggi, America e i tuoi soldati non sono i soldati di Dio… Noi siamo i poveri, la nostra è terra di Dei annegati Dei di tori Dei di fuoco gli Dei del dolore che intessono argilla e sangue in un canto… Noi siamo i poveri, nostro è il dio dei poveri che emerge dalla costola del contadino affamato e radioso, e leva in alto i capi… America, noi siamo i morti Lascia venire i tuoi soldati Chiunque uccida un uomo, lascia che lo resusciti Noi siamo gli annegati, cara signora Noi siamo gli annegati Lascia venire l’acqua. (Translated by Raffaella Marzano)

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